Club Alpino Italiano – Sottosezione di Noventa Vicentina

Sentiero di San Germano

Copertina Sentiero di San Germano
Copertina Sentiero di San Germano

Depliant San Germano

L’itinerario guidato “Sentiero di  San  Germano” inizia dalla piazza della Pace, nel centro del paese di San Germano dei Berici dove, accanto al monumento ai caduti della prima guerra mondiale, sono state attrezzate alcune aree di sosta con panchine e tavolini in legno e dove è stata posta, a cura della sottosezione CAI di Noventa Vicentina, una bacheca in cui sono illustrate le caratteristiche principali del percorso.

Dalla piazza ci si dirige a destra presso un capitello votivo dedicato    alla Madonna di Monte Berico e subito si inizia a salire tra gli edifici che fiancheggiano il tratto asfaltato. Tra le case, affiora una roccia bruno-giallastra, sottilmente stratificata: sono livelli di tufiti vulcaniche piuttosto tenere, entro le quali sono state ricavate in passato nicchie e piccole gallerie adibite a deposito attrezzi e a magazzino. Si segue la  via per un buona porzione, sempre in salita, anche quando questa si fa decisamente ripida, tra piccole corti e giardinetti, guadagnando quota    in breve tempo. Ai lati della strada i segni della presenza dell’uomo  sono evidenti anche nella vegetazione pur spontaneizzata, che annovera, tra le altre essenze, l’ailanto, la robinia, il gelso e il gelso da carta. Dopo una brusca curva a sinistra, ignorando sempre ogni deviazione laterale, superate anche le ultime case del paese, l’itinerario prosegue, sempre in leggera salita e su strada asfaltata, tra due filari di bagolaro e di albero di Giuda. In corrispondenza di un bivio, si prende a destra e si continua a salire fino a raggiungere, presso casa Ceolato, un basso edificio, che racchiude un impianto di pompaggio dell’acqua. Nell’ultima parte in salita, sul lato a monte si nota il passaggio dalle rocce eruttive ai soprastanti banconi calcareo-argillosi di origine sedimentaria marina, sui quali cresce abbondante e fiorisce in autunno la Sternbergia lutea, i cui fiori di un giallo brillante ricordano quelli del croco.

La vegetazione ai lati della strada inizia a palesare alcuni aspetti tipica- mente termofili, legati a un ambiente costantemente rivolto a mezzogiorno: qui crescono spontaneamente il ligustrello, l’asparago selvatico e il biancospino. Ma il percorso che ora si segue in falsopiano, su una comoda e larga carrareccia sterrata, rivela ancora un paesaggio costruito dall’uomo: una masiera, sulla sinistra, o il ripido versante terrazzato e coltivato a vigneto o a frutteto. Poi la stradina inizia a scendere, in un alternarsi di affioramenti eruttivi e sedimentari, fino a giungere sul fondo dell’incisione dello scaranto  dei  Curii. Qui, in prossimità della fontana  dei  Curii  e di una sorgente che sgorga dalla roccia solo dopo abbondanti precipitazioni, si attraversa il piccolo corso d’acqua che ha scavato lo scaranto più a monte originando una profonda rientranza, sulle cui pareti si sono formate curiose concrezioni travertinose e dove trovano ideale terreno di crescita, in un ambiente fresco e umido, abbondanti muschi, felci ed epatiche. Verso valle precipita l’incisione e il luogo, non più protetto da parapetti e transenne, richiede la massima prudenza e attenzione.

Dalla fontana, il percorso si restringe a un semplice sentiero in lieve salita, che si snoda piacevolmente in una successione di tratti boschivi a carpino nero e di brevi radure che lasciano, di tanto in tanto, intravedere la sottostante piana della Val Liona, magari approfittando per un attimo della presenza di una piccola area di sosta. Poi, dove il bosco si fa più fitto, alcuni stretti tornanti in salita fanno superare in breve tempo il segmento più scosceso del sentiero fino a scavalcare un naturale gradino morfologico.

Il bosco ora si apre e ben presto ad esso segue, sempre in costante sali- ta, un passaggio cespugliato, impreziosito dalla presenza dello scotano e del terebinto, le cui foglie in autunno creano vistose macchie di colore. Si prosegue seguendo la massima pendenza del versante della Boscà, su un sentiero a tratti gradinato e che si snoda sinuoso tra i cespugli e gli arbusti per raggiungere il crinale collinare. una masiera sulla sinistra, quando su ampia carrareccia ci si immerge nuovamente nel bosco più fitto, accompagna l’escursionista fino all’altezza di una pozza di acqua stagnante, ricoperta sulla superficie da abbondante lenticchia d’acqua:  è  la  Busa d’acqua di Graziotto.

Oltre la pozza, in corrispondenza di un bivio, si prende a destra in leggera salita e, poco prima di arrivare nella corte di casa  Graziotto,  si piega bruscamente a sinistra seguendo ora un sentiero, che passa accanto a due vasche in roccia, anch’esse scavate per raccogliere l’acqua piovana necessaria per irrigare un tempo i campi terrazzati soprastanti. Poco oltre si superano agevolmente alcune masiere in parte diroccate   e si risalgono i terrazzi oggi non più coltivati e, quando il percorso ritorna pianeggiante e volge a destra ci si riporta in breve sulla carrareccia che sale da casa Graziotto. Si prende ora a sinistra in salita e si segue la larga carrareccia, ignorando ogni deviazione sulla destra. Nel corso della salita, ogni tanto la fascia boschiva, sempre alquanto rada, si apre ulteriormente lasciando spazio a piccole radure prative. Prima di raggiungere sulla sommità del modesto rilievo un ampio prato che si allunga sui due lati della carrareccia, è consigliabile effettuare una piccola deviazione sulla sinistra per visitare il casotto Graziotto del Caporale, la prima di una serie di curiose costruzioni, simili ad igloo, realizzate a secco utilizzando le pietre del posto e destinate a rifugi temporanei e a deposito di attrezzi agricoli.

Oltrepassato il casotto, il bosco lascia spazio a una successione di aree aperte, di vallecole carsiche e di dolci depressioni prative, mentre la carrareccia prosegue in un leggero saliscendi, a tratti fiancheggiata da belle e alte siepi, impreziosite qua e là da esemplari isolati di roverella. Si lascia sulla sinistra un edificio e, dopo un’altra breve porzione di bosco rado, ci si porta in leggera discesa su una stradina asfaltata, che scende a sua volta, tra stentate coltivazioni, verso il gruppo di case di contrà Ghenzo. In quest’ultima parte il panorama si apre sulla piana di Pozzolo e sulle maggiori sommità del rilievo collinare verso il paese di Zovencedo e, più in lontananza, sulla chiesa di San Gottardo.

Raggiunta la contrà, prima di lasciarla alle spalle, è consigliabile ab- bandonare per un momento il percorso principale e, prendendo a si- nistra tra le case, raggiungere la fontana Ghenzo: un’ampia carra- reccia in discesa porta, dopo un centinaio di metri, alla fontana e alle due vasche, al cui interno, all’ombra di poderosi gelsi, aceri campestri e bagolari, si raccoglie l’acqua di una modesta sorgente.

Ritornati a case Ghenzo, si prosegue dritti e in piano, ignorando sulla destra via Costa, che scende verso il fondo della piana di Pozzolo. ora la strada asfaltata è decisamente più ampia, ornata ai lati da ab- bondanti siepi. Dopo alcune centinaia di metri, in prossimità di un bivio con croce votiva in legno, si lascia la via principale che scende a San Germano e si prosegue dritti in direzione della contrà Brustolà, che si raggiunge ben presto, dopo un breve tratto in salita e dopo aver la- sciato sulla sinistra un’ampia dolina dal fondo piatto e coltivato.

Lasciate le ultime case della contrà, si prosegue brevemente in piano, passando accanto a un affioramento di rocce scure di natura eruttiva,  ad alcune doline e, lungo la strada, a begli esemplari di gelso e di   acero campestre.

Quando la strada riprende a salire, superato un bivio prendendo a destra, si raggiunge ben presto la sommità del rilievo collinare. ora lo sguardo, non più impedito dalla presenza del bosco, può liberamente spaziare all’intorno sulle colline circostanti del rilievo berico fino a Zovencedo, a San Gottardo e a Grancona e più in là, se la giornata è limpida e serena, fino a cogliere verso nord il profilo delle Piccole Dolomiti. Dopo aver lasciato sulla sinistra una prima abitazione isolata e dopo aver abbandonato l’asfalto, si prende a destra una carrareccia sterrata che aggira una seconda villa, oggi abbandonata e che, su terreno aperto e coltivato, scende verso contrà Valli. Alla fine della discesa, in corrispondenza di un bivio, si prende a sinistra su comoda stradina in falsopiano, passando a lato di abitazioni ristrutturate di recente. L’ultimo edificio della contrà ospita l’azienda agrituristica “Le Valli”, oggi attrezzata anche con un’area di sosta, che fornisce prodotti coltivati con metodi biologici e biodinamici e dove si produce un eccellente pane cotto nel forno a legna.

San Germano
San Germano

Alla fine della contrà, si segue sul fondo della valletta la strada asfaltata in direzione sud, tra campi coltivati, frutteti e vigneti fino a portarsi all’altezza di una cabina elettrica. Poco prima, sulla sinistra, via Strenghe porta all’ingresso delle omonime cave di pietra tenera. Il percorso guidato abbandona ora la via principale che scende a San Germano e segue a destra la strada in salita e con fondo cementato, che si inoltra nel bosco. A un successivo bivio con via Beggioni si prosegue dritti ancora in salita, tra fasce boschive e strette radure. Quando, all’altezza di un bivio a T, la stradina piega bruscamente a sinistra, si segue più a destra una carrareccia dapprima larga e che    poi diventa un semplice sentiero; si raggiunge poi uno slargo, oltre il quale si deve oltrepassare, tenendo la destra, un varco nella recinzione metallica. Il sentiero sale e si mantiene alquanto stretto, ma l’ascesa è breve e, dopo aver superato il crinale, inizia a scendere portandosi   sul versante che si affaccia sulla Val Liona. Raggiunto un bivio, prendendo a sinistra è possibile raggiungere in breve tempo la sommità del Monte Lupia, eccellente punto panoramico sulla sottostante Val Liona da San Germano fino al suo sbocco naturale verso la pianura, tra i paesi di Sossano e di Orgiano.

Il sentiero principale prosegue invece a destra in discesa; alla fine di questa si attraversa uno slargo prativo lasciando sulla destra una valletta carsica sospesa. Segue una breve contropendenza quando un’ampia carrareccia riprende a salire tra macchie di bosco a roverella, superando un’area di sosta e portandosi sul margine del rilievo. Quando poco oltre si raggiunge un bivio si tiene la sinistra abbandonando così la via principale che sale; dopo un centinaio di metri si lascia anche questa stradina e con un brusco tornante a sinistra si prende lo stretto sentiero in discesa che porta a un’altra area di sosta attrezzata con panchina:    la paretina di roccia ospita una cappelletta votiva, di recente restaurata sapientemente da alcuni soci del CAI di Noventa Vicentina, che hanno anche voluto lasciare lì vicino un quaderno dove chi raggiunge questo luogo appartato e avvolto in un magico silenzio possa lasciare la traccia di un’impressione o un semplice  pensiero.

Poi il sentiero inizia a scendere ripido e con stretti tornantini nel fitto del bosco, superando antichi terrazzamenti e piegando poi decisamente a sinistra in direzione sud-est, quando il versante si fa meno scosceso, e seguendo per un buon tratto una bassa masiera. Si continua a perdere costantemente quota e ci si riporta ben presto, in una porzione del versante che sovrasta San Germano dei Berici, verso un ambiente che sempre più denota la presenza dell’uomo: sono i terrazzamenti coltivati a olivo, sono anche certe essenze come l’ailanto e la robinia che qua     e là lungo il sentiero finiscono col diventare elemento infestante della vegetazione ai margini. Qualche tratto in piano, qualche squarcio nella copertura boschiva offrono allo sguardo piacevoli e rilassanti visioni sul paesaggio circostante e sulla valle che si distende più in basso.  un’ultima breve parte in discesa, protetto a valle da una staccionata, porta sulla carrozzabile che sale dal paese. Si segue questa in salita per poche decine di metri per volgere poi decisamente a destra imboccando una carrareccia in discesa che attraversa un oliveto, in vista ormai del sottostante ripiano morfologico che ospita il complesso della Ca’ Vajenta. Raggiunto di nuovo l’asfalto, si prende a sinistra, ancora in discesa, fino ad arrivare a un bivio, non senza aver prima ammirato, ai lati della strada, begli esemplari di quercia, di albero di Giuda e di acero campestre, che spesso vengono utilizzati per sostenere i filari delle viti.

In prossimità del bivio, si abbandona la strada che scende in valle e si volta a sinistra per attraversare la lunga contrada, preceduta da un ora- torio del XVIII secolo dedicato a Sant’Antonio da Padova. All’altezza delle ultime abitazioni, la strada si fa sentiero che riprende a scendere  e, quando ormai il tracciato sovrasta di poco il centro di San Germano, si sbuca sulla stradina percorsa alla partenza: piegando a destra si raggiunge in breve la piazza del  paese.